giovedì 16 ottobre 2014

È soltanto l'ignoranza a creare altra ignoranza?

Sono solito pubblicare in questo antro articoli riguardanti fumetti, serie animate e film d'animazione nello specifico, eppure ho sempre diffidato dal rendere pubblica la mia opinione riguardante la settima, ottava, nona arte e i vari risvolti che esse hanno sulla popolazione e sulla cultura globale, non tanto per disinteresse o per arroganza quanto per la paura di non essere all'altezza dell'argomento.
Un tema di questo tipo non può essere trattato con superficialità, si finirebbe solamente per cadere in orribili luoghi comuni dalla dubbia veridicità e il discorso si evolverebbe solo a colpi di flame (specialmente sul web si sa). Ispirato quindi dall'articolo di un altro blogger che si chiedeva perchè la gente "legga sempre gli stessi fumetti" e in particolare i "soliti 4 titoli mainstream" vorrei spiegare qual è la mia visione d'insieme del mondo dell'intrattenimento, per essere più chiaro utilizzerò dei riferimenti al mondo di anime e manga poichè è l'argomento di cui sono più informato e di conseguenza mi trovo più a mio agio nel trattarlo.
Indubbiamente vi è una maggioranza di persone tra i lettori di fumetti che ha un parco culturale limitato e spesso e volentieri legge esclusivamente pochi titoli molto famosi e si accontenta di ciò perchè convinto che questi siano i migliori; ciò è dovuto più che alla qualità delle opere in sé quanto all'ignoranza dell'individuo che, non avendo letto nient'altro non può creare un proprio metro di confronto e sviluppare quindi un gusto e uno spirito critico. Ma la colpa è soltanto del soggetto? È sicuro che sia l'unico individuo da ricercare in questa generale mancanza di cultura? Prima di tutto è bene precisare che se non si conosce una certa cosa, non si potrà mai conoscerla se non tramite l'intervento di un agente esterno, per esempio la pubblicità: quel fenomeno che interrompe ogni programma sul più bello, quel cartellone che rovina il paesaggio, e che ha lo scopo di invogliarti a spendere i tuoi soldi in fondo è anche una sorta di "mezzo di informazione"; e se la pubblicità ci infarcisce di One Piece non ci si può certo meravigliare del fatto che sia il manga più venduto al mondo. In una società come la nostra dove in ogni momento veniamo bombardati da informazioni, in cui la rete ha avuto ormai una diffusione globale e si può comunicare con chiunque, indifferentemente dalla distanza fisica credo che pretendere di lasciare la gente in balia di se stessa sia quantomeno un ragionamento arbitrario ed egoistico.
Parallelamente alla figura dell'intellettuale proposta da Francesco Petrarca, che vedeva l'uomo di cultura come un individuo slegato da pensieri politici e che si adoperava per il bene comune, sì può sostenere come anche in un ambito come quello degli anime e manga gli appassionati più esperti abbiano l'obbligo morale di ampliare la cultura dei più giovani o immaturi. Qui il nostro novellino assume però una valenza ambigua, se da una parte è vittima dell'indifferenza degli "intellettuali" dall'altra non possiamo negare la sua colpa del non voler accettare consigli e del non riconoscere l'esperto come tale. Capita spesso che, forti delle loro convinzioni, i novellini rifiutino a priori certi suggerimenti tra assurde scuse o, se il contesto è dai toni più accesi, insulti.
"Seicento anni son passati e non avete ancora capito niente."

Non meno grave è però il comportamento di alcuni, che pur avendo già maturato un proprio spirito critico, si ritrovano ad arrogarsi il titolo di "esperto" e, con superbia, ad additare chiunque con disprezzo facendo sfoggio della propria "cultura", che risulta quindi fine a sé stessa, non elevando l'individuo e minando le basi per una convivenza serena e un utile scambio di informazioni.
D'altro canto esistono anche individui che, favoreggiati dal proprio carisma, sfruttano l'immaturità altrui, suggerendo più che un titolo in particolare, il proprio punto di vista esibendolo su di un piedistallo e avvantaggiandosi in modo subdolo. Un comportamento davvero pericoloso perchè mira a diffondere la propria immagine più che la cultura e, come possiamo notare guardandoci intorno, creare una schiera pressoché infinita di percorelle, o meglio "cani da caccia", pronti ad attaccare chiunque sia contrario al loro credo, indipendentemente dalle argomentazioni offerte.
Trovare una soluzione ad una situazione del genere è sicuramente difficile ma, può sicuramente aiutare ad uno sviluppo in positivo, l'aiuto reciproco delle due parti, i lettori più colti non devono avere il ruolo di imporre le proprie idee bensì quello di fornire le basi a quelli più giovani e a questi ultimi è caldamente consigliato di cercare sempre il confronto, che gioverà ad entrambe le parti; evitare le liti è impossibile ma cercarle è un comportamento deplorevole soprattutto se si sta discutendo di una passione comune. Infine voglio ricordare che, come disse il famoso filosofo greco Socrate: "l'intelligenza ci rende liberi, l'ignoranza ci rende schiavi".

venerdì 31 gennaio 2014

Una Lettera per Momo


Come potrete dedurre, sono un "discreto" appassionato dei manga di Masamune Shirow, l'approccio alle sue opere però è stato ovviamente una conseguenza della visione del rinomato film d'animazione "Ghost in the Shell" di Mamoru Oshii. La voglia di approfondire questo regista di indubbia bravura mi ha portato a conoscerne un altro, estremamente bravo: Hiroyuki Okiura.
Animatore chiave e supervisore delle animazioni per molte opere importanti quali: Akira, Patlabor: The Movie, Record of Lodoss War, Paprika, o il più recente Evangelion 3.0: You can (not) Redo debutta come regista nel 1999 con Jin-Roh: Uomini e Lupi e, nel 2011, dopo sette anni di lavorazioni ritorna con un'opera originale, un dramma a stampo familiare: Una Lettera per Momo.
Momo Miyaura è una ragazzina di undici anni, trasferitasi con la madre Ikuko sull'isola di Shio in seguito alla morte del padre in un incidente navale, è timida e in un primo momento non riesce ad ambientarsi nella nuova casa ma tutto cambia quando inizia a sentire delle voci provenire dalla soffitta. Quando Iwa, Kawa e Mame si rivelano a lei la paura prende il sopravvento e scappare sembra l'unica soluzione ma presto realizzerà che i tre demoni non sono poi così temibili.
Sebbene l'incipit della storia sia poco pretenzioso, Okiura riesce a introdurre con semplicità il tema del lutto familiare, in modo molto intimo la piccola Momo dovrà infatti affrontare la mancanza del padre, trovandosi a dover fare da "badante" a questi demoni scalmanati, le peripezie passano però presto a temi più seri e malinconici, come il rimorso e il senso di colpa fino a giungere al climax che ricorda un po' lo svolgimento di "Summer Wars" del talentuoso Mamoru Hosoda.
Ciò che però colpisce di più sono sicuramente le eccellenti animazioni, frutto di anni di lavoro, che puntano la loro unicità sul realismo e la fluidità dei movimenti, senza l'utilizzo di tecniche come il rotoscopio (reso ultimamente celebre dalla serie animata "Aku no Hana") o il motion capture. Esse si distinguono proprio per la cura maniacale dei più piccoli gesti che, senza venir esaltati all'inverosimile (come nella maggior parte delle animazioni recenti) donano allo spettatore la sensazione di far parte del lungometraggio. Altra menzione va all'ambientazione, ci troviamo infatti su un'isola inesistente nel nostro mondo ma che, come consuetudine, contiene parecchi elementi di ambienti reali che in questo caso si riferiscono in particolare all'isola Osaki Shimojima e altre località nella prefettura di Hiroshima, luogo molto caro al regista. L'attenta ricerca del realismo va però a scontrarsi con l'elemento puramente fantastico rappresentato dai tre Guardiani, creati basandosi sugli Yokai, creature tradizionali del Giappone che risalgono al periodo Edo. Questi personaggi che servono principalmente a spezzare la malinconia della narrazione, celano però un segreto importante che si rivelerà fondamentale per la crescita di Momo stessa; ognuno di essi ha una personalità propria sebbene leggermente stereotipata.


In conclusione "Momo e no Tegami" è un lavoro eccellente che affronta tematiche sempre attuali, un'opera dolce che sa far emozionare con discrezione e tatto grazie anche ad un ottimo comparto musicale ad opera di Mina Kubota (Aria, GeGeGe no Nyobo) e Yuko Hara.